Monday, 19 July 2010

Questa sera si recita a soggetto (IT)

Si è rinnovato anche quest'anno a Borgio Verezzi l'appuntamento con il festival teatrale che, ormai da oltre quarant'anni, anima le estati ponentine, con la rappresentazione in prima nazionale di produzioni che spaziano dal classico al moderno, destinate a entrare nei cartelloni delle stagioni a venire.

La quarantaquattresima edizione del festival del bel borgo ligure è stata dedicata a un protagonista del teatro italiano recentemente scomparso: l'attore, regista e produttore Giulio Bosetti. Uno degli autori prediletti di Bosetti fu proprio Luigi Pirandello, di cui a Verezzi la Compagnia Gank di Genova ha in questi giorni portato in scena Questa sera si recita a soggetto.
La rassegna di quest'anno ha una tematica cui si rifanno direttamente o indirettamente tutti gli otto spettacoli in cartellone: il rapporto tra essere e apparire, tra realtà e finzione, tanto caro a Pirandello, che si esprime in modo dirompente proprio in questo dramma e nella trilogia di cui fa parte insieme a Sei personaggi in cerca di autore e Ciascuno a suo modo.
La Compagnia Gank mette in scena uno spettacolo di non facile realizzazione, grazie a un nutrito gruppo di giovani e bravi attori (per lo più formatisi presso la scuola del Teatro Stabile di Genova) e a un ottimo regista, Alberto Giusta, che da anni tiene le redini della compagnia genovese insieme al collega Antonio Zavatteri. Proprio alla Compagnia Gank e a Zavatteri, in occasione della terza replica del nuovo spettacolo, è stato consegnato il premio C.C.I.A.A., istituito quest’anno dalla Camera di Commercio di Savona al fine di premiare lo spettacolo che si sia distinto nell'edizione precedente del Festival per la qualità dell'allestimento, la recitazione degli attori e il gradimento del pubblico. Questi pregi sono stati riconosciuti a “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni, rappresentato durante la scorsa edizione proprio dalla compagnia genovese con il record di presenze.
Questa sera si recita a soggetto esplora il tema del teatro nel teatro, attraverso l'adattamento della novella pirandelliana Leonora, addio! (1911), di cui il regista Hinkfuss (Alberto Giusta) intende appropriarsi, inducendo gli attori della sua compagnia a rappresentarla “a soggetto”: stabiliti, infatti, mezzi ed effetti, gli attori devono recitare senza un copione, facendo leva solo ed esclusivamente sulla propria emotività. Il capocomico, che segue e commenta dalla platea, realizza però presto che il suo progetto non funziona: gli attori confondono la propria identità con quella dei personaggi e pretendono così totale libertà nella rappresentazione delle parti assegnate, negando al regista la possibilità di realizzare i propri espedienti scenici. I momenti di metateatro s'intrecciano con la vicenda rappresentata, una storia di profonda gelosia, ambientata in una Sicilia cupa e passionale. Nel finale, quando gli attori allontanano il capocomico facendo propria la messinscena, si consuma la tragedia di una donna, Mommina (Alessia Giuliani), costretta alla clausura da un marito troppo autoritario, Rico Verri (Davide Lorino). L'attrice che interpreta la parte della sventurata s'immdesima così tanto nella parte, che, quanndo il suo personaggio muore, sviene, dando modo al regista di dimostrare la validità della sua tesi, secondo la quale gli attori devono attenersi sempre a determinati schemi al fine di non lasciarsi travolgere dalle emozioni generate dagli eventi.
Realtà e finzione s'intrecciano impercettibilmente nella messinscena della Compagnia Gank, che conduce lo spettacolo con un'interpretazione tanto ironica e leggera, quanto rispettosa dell'intento originale del suo autore. Gli spettatori si lasciano trascinare dal gioco delle parti messo in scena dai bravi attori che si esprimono in un'ottima prova corale, trascinati da Alberto Giusta, qui non solo attento regista, ma anche abile interprete.

Roberta Balduzzi (www.cinemaeteatro.com 19/07/2010)

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