
Due malviventi fuggiti a una tragica rapina ricevono un'inaspettata telefonata che precede l'ingresso di un terzo personaggio dal nome Lived (che può essere interpretato da un'altra prospettiva se letto al contrario): l'impacciato e ambiguo nuovo arrivato è appassionato di “Paperino” e ha difficoltà deambulatorie, ma, a dispetto dell'innocua apparenza, promette ai protagonisti una lauta ricompensa e la sua incondizionata protezione in cambio di un favore. La richiesta di sparare a due uomini dentro a una stanza attigua e in tutto identica a quella in cui si trovano i due balordi viene soddisfatta, ma presto sulla scena inizia a prendere forma una situazione paradossale di cui i protagonisti sono vittime. Come se una pellicola venisse riavvolta e riavviata, le battute vengono ripetute ossessivamente. Lo spettatore avverte e interiorizza la preoccupazione dei due malviventi, percependo qualcosa d'inconsueto e indefinibile. Lived entra ed esce dalla scena, provocando i suoi interlocutori sui temi del dolore, della morte e della relatività del tempo, e lasciando intendere di sapere tutto sulle loro rispettive e di poterli, pertanto, controllare.
Per comprendere appieno la messinscena non basta soffermarsi sulla trama, ma si rende necessario andare oltre alla dialettica dei protagonisti e degli eventi. Quella che sembra una semplice storia di gangster assume così i connotati di un dramma esistenziale, con tanti piccoli colpi di scena che fanno da preludio alla rivelazione finale: i due balordi si trovano imprigionati in un loop in cui lo stesso istante si ripete all'infinito.
La messinscena si svolge interamente dentro a una gabbia che rappresenta la condizione dei protagonisti. I due giovani attori Vincenzo Zampa e Gian Maria Martini interpretano con consapevolezza uno spettacolo complesso; con loro sul palco, lo scafato Antonio Zavatteri, che rende inquietante quanto basta la figura di Lived, arricchendola di sfumature che si articolano dal registro comico a quello sadico. L'efferatezza della rappresentazione risulta, quindi, più psicologica che fisica, lasciando lo spettatore sbigottito di fronte all'indeterminatezza degli eventi.
Roberta Balduzzi (da www.cinemaeteatro.com 05/06/2010 - Foto di P. Lanna)
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