La rassegna è iniziata con una passeggiata pomeridiana a piedi dal molo a Porta Soprana, che si è conclusa con uno spettacolo/concerto di Mauro Pirovano e Marco Cambri (Stondaiate sul condotto), tenutosi in Piazza di Campo Pisano. In serata, il Festival è proseguito nella zona del centro storico genovese, dove, nella splendida cornice del Museo Diocesano, si è tenuto lo spettacolo Olivetti di Laura Curino: si tratta di un noto monologo, nato nel 1996 dalla collaborazione tra la Curino e Gabriele Vacis, che ha contribuito alla stesura del testo e ha diretto l'attrice nella messinscena. Nel 1974, Curino e Vacis hanno fondato a Torino il Laboratorio Teatro Settimo, prolifica realtà di teatro di ricerca, cui ha preso parte anche Marco Paolini, che, insieme all'interprete piemontese, è una delle voci più rappresentative del teatro di narrazione. Alla base di questo tipo di teatro c'è una profonda attività di ricerca delle fonti relative all'argomento trattato, in questo caso la nascita di una grande realtà industriale italiana, attraverso la biografia del suo fondatore: Camillo Olivetti. Il monologo della Curino non si limita a questo; raccontare i momenti cruciali della vita del capostipite di una famiglia di grandi imprenditori si trasforma in un pretesto per soffermarsi sul tessuto sociale, politico e culturale nel quale la vicenda si snoda. La biografia del protagonista e le sue vicende professionali sono, inoltre, narrate da un punto di vista decisamente umano; è senz'altro attribuibile a questo aspetto la scelta di rendere voci narranti le donne della vita di Camillo, la mamma, prima, e la moglie, poi. Il monologo si compone di quattro parti: un prologo, un epilogo e due capitoli. La Curino inizia però dall'epilogo, che consiste in un breve flashback della sua vita privata, quando, bambina, è protagonista indiretta della morte di Adriano Olivetti, avvenuta nei giorni del carnevale d'Ivrea, città natale dell'imprenditore, per l'occasione sospeso per lutto. La morte di Adriano segnò la fine del sogno di un capitalismo dal volto umano che era iniziato con il padre Camillo. La Curino fa così un nuovo salto a ritroso nel tempo fino alla nascita di Camillo (1868), di cui poi racconta, per voce della madre, l'infanzia, l'adolescenza, gli studi ingegneristici al Politecnico di Torino, i viaggi negli Stati Uniti, grazie ai quali ha acquisito le basi necessarie all'avvio della propria attività industriale. Dopo il matrimonio, il compito di esporre la vita di Camillo passa alla moglie Luisa, figlia del pastore valdese d'Ivrea: la nascita dei cinque figli, le difficoltà iniziali dell'azienda, la costituzione delle prime fabbriche, il tentativo di trasferimento a Milano e la presentazione all'esposizione universale di Torino della M1, primo modello di macchina da scrivere, che consentirà il decollo della Olivetti, sono solo alcuni degli episodi che si susseguono nella narrazione ironica e sciolta della Curino, al fine di tracciare le tappe chiave della vita di una delle figure più importanti nella storia dell'industria italiana. La Curino è abile e vivace interprete dei personaggi che entrano ed escono dalla vicenda. Conclusa la narrazione con la morte di Camillo e, solo nove mesi dopo, di Luisa, l'attrice chiude il monologo con il prologo, in cui svolge alcune considerazioni sulla famiglia Olivetti e sul valore di un'azienda che preveda la priorità dell'essere umano rispetto a una logica meramente produttiva.
Roberta Balduzzi (www.cinemaeteatro.com 23/07/2010)

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